Calanda: il miracolo dei miracoli

 
                                                      

 12 Marzo 2013
 
 

Jean Martin Charcot era un celebre neurologo francese; ed anche l’esponente di spicco del positivismo antireligioso che, nel XIX secolo, permeava soprattutto gli ambienti scientifici francesi. Uno degli scopi principali che si era prefisso, era quello di dimostrare, come Lourdes potesse essere ricondotta, soltanto ad una serie di fenomeni di isteria singola o collettiva. Con molto sussiego soleva affermare che: «Consultando il catalogo delle guarigioni cosiddette ’miracolose’, non si è mai costatato che la fede abbia fatto rispuntare un arto amputato».

Anche lo scettico ed «incredulo» Félix Michaud gli faceva eco affermando: « Nessun credente avrebbe l’ingenuità di sollecitare l’intervento divino, perché rispunti una gamba tagliata. Un miracolo del genere, che pur sarebbe decisivo, non è mai stato costatato. E possiamo prevederlo, non lo sarà mai». 

Nel 1894 Èmile Zola celebre romanziere e famoso panflettista del caso Dreyfus, oltre che profeta del positivismo letterario, come Charcot lo era di quello scientifico, si recò a Lourdes sicuro che tutto quello che avveniva in quel piccolo villaggio dei Pirenei non fosse altro che il frutto di illusioni, allucinazioni, fantasmi non escludendo nemmeno la frode. Con un sorriso ironico davanti alla grotta di Massabielle, dove la Vergine era comparsa a Santa Bernadette Soubirous, affermò: « Vedo molti bastoni, molte stampelle, non vedo però alcuna gamba di legno».

Né a questo coro di scettici poteva mancare un italiano, Ambrogio Donini, discepolo prediletto di quell’Ernesto Buonaiuti, sacerdote scomunicato per modernismo, nei bei tempi in cui la Chiesa cattolica esercitava ancora la sua auctoritas: un «cattolico maturo» come lo si definirebbe oggi. Sebbene fosse il più noto storico marxista delle religioni, con sicurezza, affermò: «Neanche i sostenitori più sprovveduti della possibilità di interventi divini prodigiosi, osano più evocare ’miracoli’, che sarebbero davvero ’soprannaturali’, come la ricrescita di gambe o di braccia amputate».

Ebbene nessuno di questi soloni e grandi scienziati razionalisti, era a conoscenza di quanto era avvenuto il 29 marzo del 1640 a Calanda una cittadina della provincia di Teruel, in Aragona, a 118 chilometri da Saragozza; che oggi conta a mala pena quattromila abitanti e che allora era davvero un piccolissimo villaggio a ridosso dei Pirenei. Quel giorno la Vergine del Pilar riattaccò, questo è il termine giusto, la gamba amputata un paio d’anni prima a Miguel Juan Pellicer: la cosa straordinaria non era soltanto che un arto venisse fatto «ricrescere», ma che invece venisse riattaccata, al suo moncherino, proprio quella gamba che i chirurghi avevano amputato due anni prima e che poi era stata seppellita nell’apposito spazio del cimitero di Saragozza, dove l’operazione di amputazione era stata eseguita. 

 
 
(segue in allegato – Buona lettura!)
 
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